Villa Ratti: il punto di vista dei famigliari (di Paola Vimercati)

Sebbene non sia ancora chiara e definita l’eziopatogenesi del Disturbo Borderline di Personalità, è stato più volte sottolineato in letteratura come anche l’ambiente familiare possa contribuire al delinearsi e al perdurare di alcune difficoltà (Gunderson 2008; Bandelow et Al. 2005; Hoffman e Fruzzetti 2007) .

Inoltre, la presenza di un Disturbo di Personalità, coinvolge tutte le relazioni che la persona che ne soffre intreccia e soprattutto quelle familiari.

Per questi motivi il percorso comunitario, nella Comunità Terapeutico-Riabilitativa di Villa Ratti, è un progetto che coinvolge l’intero nucleo familiare e gli affetti più significativi che la persona ha all’esterno al fine di lavorare, non solo con il paziente, ma produrre effetti e cambiamenti favorevoli anche sull’ambiente di vita.

In particolare, nel campione di ospiti che hanno svolto un percorso a Villa Ratti risulta come  nel 44% delle famiglie si sono verificati episodi a forte intensità emotiva quali, ad esempio, un genitore abusato, uso patologico di sostanze alcoliche o psicotrope in ambito domestico, perdita di figure di riferimento, separazioni o divorzi.

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Grafico 1. Traumi all’interno della famiglia.

* La categoria “Altro” comprende traumi quali, incidenti, disoccupazione, trasferimenti, reati commessi da familiari stretti.

Questi episodi contribuiscono a delineare quello che viene chiamato “fattore di rischio familiare” ovvero aumentano la probabilità che si verifichino condizioni di stress o di malessere che potrebbero amplificare la possibilità di sviluppare un Disturbo di Personalità.

Risulta, quindi, di fondamentale importanza lavorare in modo integrato sia con l’ospite che con i suoi familiari attraverso numerosi strumenti che la comunità mette a disposizione:

  • Consultazioni Familiari,
  • Gruppi Multifamiliari,
  • Colloqui con i Medici Psicologi Clinici e con il Case Manager.

Inoltre, al fine di far emergere e dare valore al punto di vista del familiare, dopo sei mesi dall’ingresso e poco prima della dimissione, viene proposta un intervista che indaga la percezione dei cambiamenti da parte del familiare nell’ospite, il proprio pensiero circa il percorso comunitario, la difficoltà e l’ utilità dello stesso e la possibilità di dare eventuali rimandi sulla strutturazione del percorso.

Da un’analisi qualitativa di tali interviste ai familiari è possibile evidenziare gli aspetti maggiormente rilevati come “cambiamenti” nell’ospite ottenuti grazie al percorso comunitario.

In particolare tra i cambiamenti più citati quello relativo alla diminuzione dell’impulsività, fattore caratteristico del Disturbo Borderline di Personalità e che, nella maggior parte dei casi, può portare a numerose conseguenze: da una difficoltà nel mantenere costanza negli impegni fino anche alla messa in atto di comportamenti aggressivi.

A seguire, un cambiamento generalmente riportato, è quello relativo alla maggiore capacità di assumersi delle responsabilità e all’aumentata autonomia nello svolgere attività quotidiane. Questi sono due obiettivi molto importanti che il percorso comunitario propone all’ospite al fine di sperimentarsi in un ambiente protetto e il cui raggiungimento è previsto in maniera molto graduale.

Molti familiari, inoltre, riconoscono una aumentata abilità nel creare e mantenere relazioni sociali e nel ricercare e partecipare ad attività di svago nel tempo libero. Anche questo aspetto è fondamentale nel lavoro comunitario in quanto, talvolta, può esserci una notevole difficoltà nel gestire i momenti liberi o gli spazi “vuoti” che porta a mettere in atto condotte disfunzionali. Pertanto l’ospite viene accompagnato, con gradualità, ad acquisire sempre più autonomia nell’organizzazione del proprio tempo libero.

Altri cambiamenti riguardano un aumento della consapevolezza circa le proprie difficoltà, una maggior capacità di chiedere aiuto e la maggior sensibilità ai rimandi provenienti dal genitore stesso o da altre figure significative.

Tutti questi cambiamenti rappresentano ambiti di lavoro del percorso comunitario a Villa Ratti e sono considerati auspicabili e di grande importanza dalle persone che vivono con l’ospite e che lo accoglieranno e lo accompagneranno nelle sue esperienze di vita futura.

ARTICOLO DI:  Paola Vimercati*

*Comunità Terapeutica “Villa Ratti”, Centro Studi “Carlo Perris”; Cooperativa Il Volo Onlus, Monticello B. (LC)

BIBLIOGRAFIA

    • Gunderson J. G., La personalità borderline: una guida clinica, seconda edizione Cortina Editore, Milano, 2008.
    • Bandelow B., Krause J., Wedekind D., Broocks A., Hajak G., Rüther E., “Early traumatic life events, parental attitudes, family history, and birth risk factors in patients with borderline personality disorder and healthy controls” (2005).
    • Hoffman P. D., Fruzzetti A. E., “Advances in Interventions for Families with a Relative with a Personality Disorder Diagnosis” (2007)
    • Elliot R., Client Change Interview (1999) adattamento italiano di Di Nuovo (2000).

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